Un mio articolo dedicato al più grande di tutti.
Il 10 gennaio del 2016 quando appresi la notizia della scomparsa di David Bowie ero troppo sconvolta per scrivere qualcosa che anche lontanamente lo riguardasse. Lo faccio ora con la consapevolezza che non è possibile raccontare una personalità così istrionica e carismatica e avere anche la pretesa di risultare completi ed esaustivi. Bowie si spense a New York dopo il suo sessantanovesimo compleanno e dopo aver pubblicato Blackstar, il suo ultimo album in studio. Per omaggiare il Duca Bianco il Regno Unito ha organizzato una serie di iniziative in musei e sale cinematografiche, pubblicazioni, giornate a tema, proiezioni. La BBC trasmetterà un film dedicato agli ultimi cinque anni della sua vita, contenente filmati inediti e registrazioni tratte dalle lavorazioni dei suoi ultimi due album in studio: “The next day” del 2013 e “Blackstar” del 2016. Anche il canale televisivo 67 del digitale terrestre in VH1 David Bowie Celebration Day, oggi…
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David Bowie è stato un dotatissimo furbacchione. Partito dalla semplicità di canzoni quasi folk, dopo il successo di Space Oddity si è inventato Ziggy Stardust: tutto e il contrario di tutto, diventando esponente di punta del cosidetto glam rock. Ha fiutato l’aria prima di tutti, cambiato completamente stile dandosi al soul di Philadelphia ed è diventato il Duca Bianco di straordinaria magrezza. Young Americans è un gran disco. Poi la trilogia berlinese, il suo vertice. Poi i mostri timidi, poi… poi… poi… un artista figlio del suo tempo, a suo modo furbo, a suo modo controcorrente. Quel che mi preoccupa è che quando gli artisti vengono celebrati, significa che non provocano più e il sistema in qualche modo li ha fagocitati. Comunque un grande.